Cabochon: cos’è, tipologia di taglio ed esempi di come procedere

ll cabochon è una tecnica di lavorazione usata in oreficeria per l’intaglio delle pietre sia preziose che semplici. Esistono infatti diversi modi di tagliare le gemme tutti utili a risaltare le sfumature e la lucentezza delle stesse. Il cabochon crea una forma dalla base piatta e la cima convessa (in pratica un ovale) che serve per incastonare gioielli come anelli e orecchini, è stata praticata molto in passato nella realizzazione dei diamanti.
Oggi questo taglio si trova in tutte le gemme di varia natura (dal quarzo ai rubini) con una preferenza per le pietre opache. Questo perché grazie alla loro durezza eventuali graffi vengono facilmente nascosti.
Taglio
La parola ha origine latino-francese, infatti prende il nome da caput e caboche che significa “testa”. La caratteristica è quella di ottenere una pietra liscia e convessa, con la base piatta o concava, il che dona più luce alla gemma. Questo intaglio è molto antico, infatti si possono trovare cabochon anche in manufatti preziosi del 1800. Un esempio è la corona ferrea dei Re D’Italia presente al Duomo di Monza , che contiene 22 pietre incastonate. Anche se con l’avvento dell’Art Nouveau il cabochon ha perso piede, viene comunque usato per tagliare smeraldi, ametiste e altre pietre non preziose. Per queste ultime infatti vengono preferiti altri tagli meno rischiosi, in quanto sono facilmente frantumabili.
Come si fa
Premesso che alcuni laboratori offrono corsi specifici per imparare a lavorare le pietre, per tagliare a cabochon bisogna munirsi dei giusti materiali. Si sagoma la gemma su una piastrina di pietra con l’aiuto di una punta di alluminio. In seguito si lavora la il cabochon con una sega diamantata per poi ultimare il lavoro con mole di carburo di silicio. Una volta ottenuto il risultato desiderato si passa alla lucidatura che viene fatta con cera d’api e piccoli dischi abrasivi.
Incastonatura
Con il cabochon realizzato, si passa all’incastonatura nel gioiello. Il castone non niente altro che la protezione che fissa la pietra nell’anello (o nel bracciale, o altro manufatto) formato da una cavità con piccoli dentini che accolgono la gemma. In questo modo la pietra viene accolta e trattenuta dalle griffe che vengono saldate in oro o argento. Le tecniche di incastonatura sono diverse e con misure differenti, quella standard di un anello è di circa 0,5 millimetri di spessore. Non tutti i gioielli sono fermati con le griffe, alcuni hanno una incassatura che ferma la circonferenza della pietra con una banda di metallo questo evita di graffiarla. C’è anche una versione invisibile, detta incastonatura misteriosa (serti mystérieux) inventata in Francia nel 1930 dal gioielliere Alfred Langlois.
Questa tecnica è stata elaborata più volte nell’arco degli anni da grandi gioiellieri come per esempio Cartier, che l’ha inserita in qualche collezione.
Manutenzione del gioiello
Per pulire anelli e bracciali non sono necessari prodotti chimici ma è sufficiente dell’acqua tiepida e uno spazzolino. Si scala l’acqua in un pentolino (non fatela bollire!) e si immergono i gioielli aggiungendo una piccola goccia di detersivo per i piatti e si lascia in ammollo per un po’. Con l’aiuto di un vecchio spazzolino da denti si rimuovono le impurità.
Alcuni usano anche dell’alcool per disinfettare e rimuovere più agevolmente lo sporco, ma questo prodotto non è consigliato per tutti i tipi di gemme: l’ambra ad esempio potrebbe opacizzarsi. Prima di usare qualsiasi agente aggressivo leggiamo quante più informazioni possibili sulla pietra che stiamo andando a pulire. Attenzione se usate un antiossidante per ridare lucentezza all’oro o all’argento, perché anche questo rischia di rovinare le gemme con le quali viene a contatto.